I brevetti, questi “oggetti misteriosi”*
*(Almeno per quanto riguarda l’Italia)
Articolo di Bruno Rimoldi
Premessa
Parlare agli associati dell’AIDB dell’importanza dei brevetti e della necessità di conoscerli per usarli al meglio, oltre che per documentarsi, sarebbe come sfondare una porta aperta e potrebbe anche sembrare una “presa in giro”.
Ma io credo comunque che possa essere utile parlare di brevetti sul nostro sito, soprattutto se lo scopo è quello di raggiungere, in un modo piano e non tecnico, le persone che in un modo o nell’altro entrano in contatto con la nostra associazione.
Al momento del lancio di una nuova, rivoluzionaria automobile (almeno secondo il produttore) avvenuto qualche anno or sono, la cosa che attirava maggiormente l’attenzione dei lettori del quotidiano che riportava l’articolo era, nel titolo, la frase: “….. piccola city car con 50 brevetti diventa unica ”.
Il giornalista (o più probabilmente il “titolista”) aveva giustamente voluto far rilevare ai lettori quanta tecnologia “protetta” c’era alle spalle di quel prodotto.
I brevetti infatti sono i documenti legali pubblici con i quali possono essere protetti i nuovi ritrovati applicabili industrialmente che conferiscono ai titolari (aziende, società, persone) la facoltà esclusiva di utilizzare attuandolo direttamente o con licenze a terzi quanto in essi descritto, illustrato e rivendicato.
Anche se il deposito di un brevetto non costituisce automaticamente un baluardo invalicabile ai tentativi di violazione, il brevetto è pur sempre l’arma legale più appropriata a propria disposizione che permette azioni di difesa/attacco più agevoli, offrendo date certe e documenti ufficiali da opporre a terzi.
Inoltre i brevetti (invenzioni, modelli, marchi) sono un bene dell’azienda da sfruttare adeguatamente e comunque devono essere difesi con opportuni investimenti.
La cosa più importante comunque è depositarli ogni qualvolta si crea innovazione; ma per utilizzarli al meglio è indispensabile conoscerne almeno le caratteristiche di base Purtroppo il nostro Paese, terra di navigatori, artisti ed inventori, è abbastanza carente di “cultura brevettuale”. Gli inventori, siano essi inseriti in una struttura produttiva oppure indipendenti, anche quando creano “innovazioni” tecnologicamente e commercialmente valide, non sempre hanno le idee molto chiare su come proteggerle
adeguatamente e, in genere, sottovalutano o sopravvalutano sia l’invenzione stessa che i mezzi legali da usare per proteggerla. In alcuni casi ne derivano conseguenze paradossali: invenzioni regalate alla concorrenza perché non protette adeguatamente; una moltitudine di brevetti esteri presi in licenza per l’insufficienza del “parco brevetti” nazionale e, qualche volta, anche investimenti a fronte di “privative” inesistenti.
L’insufficiente attenzione ed il conseguentementescarso uso della brevettazione costituisce un problema sicuramente più sentito da noi, dove la base produttiva è costituita da piccole e medie realtà artigianali ed industriali, che, utilizzando oculatamente brevetti, modelli e marchi a difesa della propria creatività, potrebbero migliorare le rispettive performance di settore.
Purtroppo la scarsa conoscenza dei brevetti (cosa sono, come si usano) da parte di chi crea innovazione, comporta tuttora in Italia un ridotto uso della protezione legale (brevettazione) dei propri ritrovati. E qualche volta non si brevetta semplicemente perché si è convinti che il brevetto valga poco o che comporti costi troppo alti. Ma questo scarso uso della brevettazione ha contribuito, assieme ad altri fattori, a portare l’Italia nelle posizioni più basse nella lista delle nazioni industrializzate.
Saperne di più quanto prima possibile aiuta quindi ad impostare al meglio la strategia da adottare per proteggere adeguatamente le proprie innovazioni, riducendo al minimo il rischio di scelte azzardate o sbagliate, aiutando il titolare dell’invenzione a sfruttare al meglio l’esclusiva sancita da un valido brevetto.
L’uso oculato dei brevetti a protezione della propria innovazione, può sancire anche la differenza tra azienda e azienda; infatti l’azienda “leader” è quasi sempre un’azienda che, oltre ad essere innovativa nel proprio settore, già dall’inizio ha correttamente utilizzato i brevetti per proteggere e difendere adeguatamente le proprie innovazioni ed ha continuamente innovato e protetto, investendo quanto necessario per mantenere il giusto distacco dalla concorrenza.
Ma per proteggere adeguatamente le proprie invenzioni è importantissimo tenere in debito conto lo “stato della tecnica” anteriore che è costituito prevalentemente da tutti documenti brevettuali anteriori ovunque presentati e pubblicati.
Una massa di testi, disegni, rivendicazioni, esempi, schemi: una miniera di importantissime informazioni su quanto è già stato ideato dagli altri. In effetti la pubblicazione del documento brevettuale già nello stato di domanda (quindi non ancora brevetto) è prevista dalle varie legislazioni proprio per permettere a terzi interessati di conoscere, quanto prima possibile, cosa è già stato oggetto di richiesta di brevetto, per evitare di duplicare sperimentazioni già eseguite e nel contempo per non diventare contraffattori di invenzioni già protette. Proprio perché questa tecnica anteriore è documentata nei suo vari aspetti e viene messa a disposizione di tutti gli interessati è impensabile che un innovatore rinunci a consultarla. Accedere a questa documentazione è indispensabile anche per analizzare quanto brevettato prima, non solo nel proprio Paese, ma anche nelle altre nazioni, per valutare correttamente la portata di novità della propria invenzione e per impostare di conseguenza il proprio brevetto. Nei documenti brevettuali sono contenute inoltre anche informazioni riguardanti innovazioni mai attuate e quindi non rilevabili né da Fiere né da cataloghi o altri tipo di pubblicazioni; innovazioni che comunque sono documentabili e quindi non potranno più essere rivendicate come nuove ed esclusive in brevetti successivi da chiunque ed ovunque richiesti.
Documentarsi prima di brevettare, e comunque prima di investire in studi per lo sviluppo di un “nuovo” ritrovato, è di fondamentale importanza per tutti gli operatori di qualsiasi dimensione essi siano ed in qualsiasi settore operino, perché scoprire, “dopo” aver investito in studi, pubblicità, brevetti, ecc., che la propria innovazione non può garantire alcuna esclusiva o, peggio, che quanto si pensava proprio ed originale è oggetto di una valida privativa di altri, non è solo antipatico ma molto, molto costoso.
In ogni ambito industriale, ma non solo, può nascere l’innovazione, molte volte di piccola entità, in alcuni di portata tale da rivoluzionare alcune lavorazioni rendendo obsolete alcune apparecchiature sino a quel momento considerate insostituibili anche se questo avviene, ovviamente, quando l’innovazione è economicamente conveniente.
Il fatto che ci siano brevetti precedenti, e ci sono quasi sempre brevetti precedenti, cioè innovazioni altrui, comporta di conseguenza come già detto in precedenza, l’esigenza di documentarsi attingendo allo “stato della tecnica” anche prima di mettersi a progettare una “nuova” soluzione.
Naturalmente non è semplice districarsi tra tutto il materiale disponibile per impostare la ricerca più adatta al proprio specifico caso. E’ consigliabile quindi affidarsi ad esperti di indagini brevettuali, cioè a professionisti che svolgono abitualmente ricerche tra i brevetti e che quindi sono in grado di indirizzare ed aiutare gli interessati attivando per loro la ricerca o l’insieme di ricerche “ mirate” più adatte. Bruno Rimoldi
Le idee ed opinioni espresse in questo articolo appartengono esclusivamente all’autore, e non coincidono necessariamente con la posizione ufficiale di AIDB.